Le origini del Giovedì Santo Android Pie; U+1F1EE U+1F1F9; Emoji

"Riesce affatto impossibile il voler calcolare l'enorme folla che assisteva a quell'uscita delle Vare: uno spillo, lanciato per aria, per ricadere, non avrebbe trovato posto." Michele Alesso, 1903

A cura di Francesco Melfa

Il Giovedì Santo si svolge la processione più "imponente" che avrà come protagoniste le Vare. 
Le origini di questa processione sono antichissime, risalenti alla prima metà del '700. In quel periodo appunto, una confraternita formata da nobili, preti e civili, la Congregazione di San Filippo Neri, si riuniva tutte le domeniche presso la Cattedrale e, dopo la Messa, prendeva parte a delle celebrazioni a scopo religioso. Furono i membri di questa congregazione i primi a portare in processione per il Giovedì Santo cinque "Varette" (Gesù all'orto, la Flagellazione, l'incoronazione di spine, l'ascesa al Calvario e la crocifissione) facendo fare loro il giro dei Sepolcri (le chiese della città antica).
Probabilmente dopo la scomparsa dei fondatori di questa processione, la tradizione si perse per un breve periodo. 
A tentare di ripristinarla fu Don Cinnirella, un prete dell'epoca appartenente alla Chiesa di Santa Flavia che, non avendo neanche un minimo di capacità artistica, ebbe l'assurda idea di prendere un povero contadino e cospargerlo di gesso al fine di ottenere dei modelli per poter fare delle sculture con una conoscenza in materia pari a zero. Una volta completata la sua prima (e fortunatamente anche ultima) opera, Don Cinnirella sparse la voce in città che avrebbe portato in processione la sua "creazione" per il Giovedì Santo seguente, ripristinando dunque la processione. Inoltre, non contento dell'assurdità che aveva creato, aggiunse agli arti delle statue alcune molle con lo scopo di renderle mobili e uniche nel loro genere. Non appena la sua ridicola statua giunse in Piazza, fece ovviamente scoppiare a ridere tutta la folla. Al fine di evitare che l'arzillo prete potesse ripresentarsi in processione con quel simulacro negli anni seguenti, questo gli venne distrutto alla fine della processione.
Nel 1840 Giuseppe Alesso, un farmacista appartenente alla Congregazione di San Filippo Neri, andò a chiedere il permesso al Re delle due Sicilie Ferdinando II di poter fare rinascere una processione. Dopo il consenso del Re, il giovane Alesso si armò di buona volontà e insieme al figlio Michele riuscì nell'arco di pochi mesi a costruire ben sette simulacri chiedendo in prestito alcune statue di Santi dalle varie chiese della città.
Nel Giovedì Santo del 1841, l'Alesso riuscì a ripristinare questa processione che fu accolta positivamente da tutti e che andò migliorando negli anni a seguire con la costruzione di altri simulacri che arrivarono ad essere un totale di 14, prendendo il nome di "Misteri", come quelli del Venerdì Santo a Trapani. Sempre sulla base dei Misteri di Trapani, divenuti famosi a Caltanissetta grazie ai tanti forestieri che di anno in anno arrivavano in città nel Giovedì Santo, si decise di vendere ogni Gruppo Sacro a vari ceti in modo tale da far sfilare delle associazioni in corteo e ampliare ancor di più la processione.
Purtroppo, dopo circa una ventina d'anni, la deteriorazione di molti Gruppi e la difficoltà economica del 1866, fece uscire pian piano molti Misteri dalla processione.

I Biangardi

 Gli attuali Gruppi Sacri del Giovedì Santo invece, iniziarono ad essere costruiti negli ultimi decenni dell'Ottocento, periodo in cui la città di Caltanissetta aveva il titolo di Capitale Mondiale per l'industria estrattiva dello Zolfo. Con le ricche miniere del territorio nisseno, furono in migliaia le persone che riuscirono a trovare lavoro come minatori solfatai. Tuttavia le condizioni di lavoro non erano delle migliori, tra orari strazianti e una totale mancanza di sicurezza. 
Le strade delle miniere si incrociarono con quelle dei riti del Giovedì Santo nisseno quando nel 1881, i minatori sopravvissuti ad un esplosione di grisou all'interno della miniera di Gessolungo (in cui persero la vita 66 minatori tra cui 19 bambini) in segno di ringraziamento e devozione, chiesero ai maestri Biangardi la costruzione di un proprio gruppo statuario da poter portare in processione per il Giovedì Santo.
Francesco (in ritratto sotto) e Vincenzo Biangardi, padre e figlio, erano due scultori napoletani professionisti, esperti soprattutto nella costruzione dei "Pupetti del Presepe" che nel 1873 si trasferirono a Mussomeli, città originaria del padre di Francesco, dove decisero di aprire una bottega.
Quando avvenne la tragedia di Gessolungo, i maestri erano di passaggio a Caltanissetta e nel 1883 completarono su commissione dei minatori sopravvissuti il loro gruppo statuario: la Veronica
Questa suscitò grandissima ammirazione da parte di tutto il popolo per le sue impeccabili qualità artistiche e gli scultori si trasferirono in città per la costruzione degli altri 14 Gruppi che furono richiesti sia da altre miniere (la miniera Trabonella, la miniera Testasecca e la miniera Tumminelli) e sia da vari ceti cittadini e congregazioni, ai quali si aggiunse soltanto il Mistero de La Traslazione al Sepolcro del 1853, ritenuto simile artisticamente ai gruppi statuari dei Biangardi e a cui fu dunque permesso di poter rientrar a far parte della processione. 
Si dice che fu il popolo a scegliere di dare a questi Gruppi la denominazione di "Vare", una parola latina che tradotta significa "trave / di traverso", per le lunghe travi con cui venivano portate a spalla.
Inizialmente Francesco Biangardi si rifiutò di costruire le Vare in quanto si riteneva un'artista dignitoso che scolpiva sculture in legno e marmo, e i vari ceti avevano richiesto delle statue in carta pesta e olona per non essere troppo pesanti. Tuttavia, dopo numerose insistenze il Biangardi si convinse a costruirle con testa e piedi in carta pesta, mani e scheletro di legno e il rimanente del corpo rivestito di olona ricoperta da uno strato di gesso misto a colla che ben raschiato e colorito imita perfettamente una scultura in legno ma molto leggera.
Il trasporto delle Vare ha subìto varie modifiche nel corso degli anni: inizialmente tutte le Vare venivano portate a spalla grazie anche al gran numero di portatori presenti, tra cui centinaia di minatori. Con la scomparsa delle prime miniere ed i primi passaggi di proprietà delle Vare, a causa della mancanza di "braccia", alcuni gruppi non furono più portati a spalla ma andarono in processione prima trainati da buoi e dopo sormontati sopra dei camion.
Con il passare degli anni, grazie alla nascita delle sovrintendenze e delle tutele artistiche, alle Vare fu data una sistemazione più dignitosa e tutte furono montate su dei carrelli dotati di un freno posteriore a manovella con cuscinetti e ognuna sfila in processione spinta da un numero da 4 a 16 portatori (in base alla grandezza e al peso di ogni Vara) e virata da un timoniere posto anteriormente. Per far capire ai portatori quando devono fermarsi e quando devono ripartire, il timoniere dà dei colpi di martelletto sul timone in ferro il cui suono è ormai diventato anch'esso una particolarità simbolica del Giovedì Santo nisseno.
 
Oggi le Vare sono un Bene Artistico tutelato e vigilato dalla Sovrintendenza Regionale dei Beni Culturali e sono candidate insieme a tutta la Settimana Santa nissena per diventare Patrimonio Mondiale dell'UNESCO.



Il Giovedì Santo e l'Addolorata in particolare

Seppur la processione delle Vare si svolga la sera del Giovedì Santo, i preparativi fervono già dall'alba: intorno alle ore 06,00 infatti, i portatori si recano in Cattedrale per trasportare le Vare di fronte le abitazioni dei rispettivi proprietari, per le tradizionali preparazioni per la processione serale. 

L'Addolorata invece viene prima portata davanti la chiesa Santa Croce, alla Badìa, dove avviene la rituale sistemazione dei fiori portati da diversi fedeli.

Durante il corso della mattinata, alcune bande locali si esibiscono in concerto all’interno del Municipio mentre altre girano tra i vari Gruppi Sacri che si trovano più vicini al Centro Storico rendendo loro omaggio con varie marce sinfoniche.

Alle ore 12,00 vengono sparati 21 colpi di cannone che vanno a segnalare a tutte bande di far cambiare di colpo tono ai propri registri, passando alle marce funebri.

Intanto verso le 12,30 la Vara dell’Addolorata viene portata di fronte all'abitazione del Portabandiera, che sarebbe un membro dell'Unione Autotrasportatori scelto annualmente in Assemblea per rappresentare il ceto.

Verso le ore 15,30, tutti i soci si riuniscono nell'abitazione del Portabandiera, dove avviene un tradizionale rinfresco, con il Gruppo Sacro adornato di fiori pregiati che lo rendono più suggestivo e mistico. 

Alle ore 16,00 arriva la propria banda che inizia ad intonare le marce funebri in attesa della partenza.

Verso le 17,00 nell’atrio del Palazzo Comunale vengono sparati 3 colpi di cannone per indicare ai vari Gruppi che sono sparsi per la città di iniziare a incamminarsi per raggiungere la Piazza Garibaldi. 

Dopo dei tradizionali spari, la Vara viene dunque spinta dai portatori, accompagnata dall'Unione Autotrasportatori davanti, e dalla banda dietro. 

Verso le ore 18,00 l'Addolorata giunge in Piazza Garibaldi per il raduno con le altre Vare e va a disporsi nel suo posto stabilito da quando fu realizzata. Il suo posto stabilito è l'ex entrata principale del Comune, accanto alla Sacra Urna. Durante la sosta, un rappresentante scelto per ogni Vara, viene invitato in Cattedrale per la tradizionale “Lavanda dei piedi”.

Alle ore 19,45 il Vescovo esegue la solenne benedizione al centro della Piazza Garibaldi stracolma di persone.

Alle ore 20,00 vengono sparati gli ultimi 3 colpi di cannone che segnano l’inizio della processione con L'Ultima Cena e tutte le altre Vare che la seguono dietro. L'Addolorata parte per ultima, dopo circa tre quarti d'ora. Il percorso segue le vie principali del centro storico passando da Corso Umberto I per poi entrare in via Re d'Italia, particolarissimo tratto in quanto era la via dove abitavano i Biangardi. L’androne del loro vecchio palazzo infatti, viene addobbato con quadri, lenzuoli pregiati, vestiti d’epoca e fiori durante il passaggio delle Vare. Durante il passaggio della Sacra Urna in particolare, questa viene spesso omaggiata con lanci di petali o con il lascito di un mazzo di fiori da parte di una misteriosa signora a piedi scalzi ed in abito ottocentesco che dimora proprio nella casa dove un tempo abitavano i Biangardi.

Successivamente le Vare passano per Corso Vittorio Emanuele, nuovamente per Corso Umberto I per poi scendere da Via Maddalena Calafato, dove avviene il tradizionale castiddru per l'Addolorata (che fino a qualche anno fa si svolgeva alla Badìa, subito dopo l'uscita da via Re d'Italia), uno spettacolo di giochi pirotecnici più belli di tutta la Settimana Santa nissena. Si arriva dunque in Viale Conte Testasecca dove verso la mezzanotte avviene una fermata di sosta in cui le associazioni offrono la famosa "vivuta" (bevuta di vino, uova sode, carciofi e frutta).

Dopo un'ora riprende la Processione con l'Acchianata dò Bastiuni di Via XX Settembre dove intenso è lo sforzo dei portatori, per giungere all'ultima parte di Corso Umberto I.

 

La Spartenza

Scritto con varie citazioni del libro "La Sacra Urna, le Vare del Giovedì Santo di V. Falzone"

La processione termina con la Spartenza (dal dialetto "spàrtirisi", separarsi), chiamata in questo modo perché originariamente, quando le Vare erano custodite ognuna in ogni Chiesa, al termine della processione queste si dividevano.
 
Le origini della spartenza risalgono ai primi anni del settecento, quando nella ex Piazza Grande, il predicatore faceva la "predica de' misteri" per le cinque barette esistenti in quegli anni.
Con il ripristino della processione nel 1840 con i Misteri costruiti dall'Alesso, questi si disponevano intorno alla Piazza Grande aspettando che Il Calvario e la Sacra Urna entrassero in Cattedrale per poi separarsi e scomparire in silenzio.
La tradizione della Spartenza continuò anche con le Vare dei Biangardi.
Con una fumata di bengala che fa da ingresso trionfale in Piazza Garibaldi, le Vare tornano ai punti di partenza e le sedici bande (che formano circa ottocento musicanti), intonano la marcia "Ah sì, versate Lagrime" creando una sorta di rivalità. La Sacra Urna, anziché tornare alla sua postazione, viene posta davanti alla Cattedrale con l'Addolorata messa al suo fianco. Le porte della Cattedrale si aprono e la Sacra Urna ne viene lentamente accompagnata all'interno. Nel frattempo le bande musicali suonano insieme diverse marce funebri cercando di superarsi tra di loro: quindi la rivalità e il suono di tutte queste note fantastiche coinvolgono lo spettatore nel folklore della festa che diventa rumorosa, chiassosa e mistica. Per chi la vede per la prima volta è grandiosa, spettacolare, affascinante e suggestiva. Quindi coloro che assistono diventano attori e spettatori del dramma della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo.
Infine, dopo che le porte della Cattedrale si sono chiuse con la Sacra Urna al suo interno, le altre Vare si separano silenziosamente superandosi a vicenda e perdendo il loro ordine per tornare nei luoghi dove sono custodite. Si passa dunque da un'aria di festa e di frastuono al silenzio tombale dell'alba del Venerdì Santo.
 

Dove sono custodite le Vare

Attualmente i gruppi sono tutti custoditi nella Sala Espositiva di Via Napoleone Colajanni ad eccezione della Sacra Urna che è sempre stata custodita in Cattedrale.
A partire dal 2005, due settimane prima del Giovedì Santo, le Vare vengono esposte all'interno della Cattedrale dove restano fino alla mattina del Giovedì Santo (ad eccezione del Sinedrio, della Condanna e della Deposizione che non passano dal portone della Cattedrale).
Dal 2022, grazie ad una modifica apportata al proprio carrello, anche il Gruppo della Condanna ha avuto la possibilità di essere esposta in Cattedrale.

 

In origine le Vare erano custodite in luoghi diversi: 

L'Ultima Cena - Nella Chiesuola della Stella in via Xiboli;
L'Orazione dell'orto - Chiesa di San Giovanni, successivamente a San Giuseppe;
La Cattura - Chiesa di Sant'Agata al collegio;
Il Sinedrio - Di fronte la vecchia Chiesa di San Antonino in Piazza Marconi;
La Flagellazione - Nella Chiesuola della Stella in via Xiboli;
Ecce Homo - Nella Chiesuola della Stella in via Xiboli;
La Condanna - In una casetta a pian terreno in via Castelli n°6;
La Prima Caduta - Prima in un locale in via Spine, poi a Gessolungo in un magazzino di proprietà del borgese Cancemi e infine nella Chiesa di Santa Lucia;
Il Cireneo - Chiesa San Domenico;
La Veronica - In un locale sottostante i mulini del sig. Tortorici, successivamente nella Chiesa Santa Croce;
La Crocifissione - Prima nella Chiesuola della Stella, poi nella Chiesa San Sebastiano;
La Deposizione - Nella Chiesuola della Stella in via Xiboli;
La Pietà - In un magazzino di proprietà del borgese Cancemi in via Rava;
La Traslazione - Prima nella chiesa di Sant'Agata e poi nello stesso posto della Pietà;
L'Addolorata - Prima nella Chiesuola della Stella in via Xiboli, poi nella Chiesa Santa Lucia e infine esposta nell'aula superiore della Chiesa San Pio X.

La Veronica - In un locale sottostante i mulini del sig. Tortorici, successivamente nella Chiesa Santa Croce

La Crocifissione - Prima nella Chiesuola della Stella, poi nella Chiesa San Sebastiano

La Deposizione - Nella Chiesuola della Stella in via Xiboli

La Pietà - In un magazzino di proprietà del borgese Cancemi in via Rava

La Traslazione - Prima nella chiesa di Sant'Agata e poi nello stesso posto della Pietà

L'Addolorata - Prima nella Chiesuola della Stella in via Xiboli, poi nella Chiesa Santa Lucia e infine esposta nell'aula superiore della Chiesa San Pio X

 

The origins of Holy Thursday Android Pie; U+1F1EC U+1F1E7; Emoji

Curated by Francesco Melfa

The most "impressive" procession takes place on Holy Thursday and will feature the Vare.
Even the origins of this procession are very ancient, dating back to the first half of the 18th century. In that period, in fact, a confraternity made up of nobles, priests and civilians, the Congregation of San Filippo Neri, met every Sunday at the Cathedral and, after Mass, took part in circumstances for religious purposes. The members of this congregation were the first to carry five "varette" in procession for Holy Thursday (Jesus to the garden, the Flagellation, the coronation of thorns, the ascent to Calvary and the crucifixion) by making them go around the Sepulchres (name in Sicilian dialect that is given to the Eucharist placed for Holy Week on the altar and decorated with flowers) for various churches in the city.
Probably after the disappearance of the founders of this procession, the tradition was lost until 1840, the year in which Giuseppe Alesso, a pharmacist belonging to the Congregation of San Filippo Neri, went to ask permission from the King of the two Sicilies Ferdinand II to be able to revive a procession. After the King's consent, the young Alesso armed himself with good will and together with his son Michele he managed to build seven simulacra within a few months by borrowing statues of saints from the various churches in the city.
On Holy Thursday in 1841, the Alessi managed to restore this procession which was welcomed by all and which improved over the years following the construction of other simulacra which came to be a total of 14, taking the name of "Mysteries" , like those of Good Friday in Trapani. Also on the basis of the Mysteries of Trapani, which became famous in Caltanissetta thanks to the many foreigners who arrived in Caltanissetta on Holy Thursday from year to year, it was decided to sell each Sacred Group to various classes in order to have associations in the parade and expand even more the procession.
Unfortunately, after about twenty years, the deterioration of many Groups and the economic difficulty of 1866, slowly brought many Mysteries out of the procession.

The most "impressive" procession takes place on Holy Thursday and will feature the Vare.

Even the origins of this procession are very ancient, dating back to the first half of the 18th century. In that period, in fact, a confraternity made up of nobles, priests and civilians, the Congregation of San Filippo Neri, met every Sunday at the Cathedral and, after Mass, took part in circumstances for religious purposes. The members of this congregation were the first to carry five "varette" in procession for Holy Thursday (Jesus to the garden, the Flagellation, the coronation of thorns, the ascent to Calvary and the crucifixion) by making them go around the Sepulchres (name in Sicilian dialect that is given to the Eucharist placed for Holy Week on the altar and decorated with flowers) for various churches in the city.

Probably after the disappearance of the founders of this procession, the tradition was lost until 1840, the year in which Giuseppe Alesso, a pharmacist belonging to the Congregation of San Filippo Neri, went to ask permission from the King of the two Sicilies Ferdinand II to be able to revive a procession. After the King's consent, the young Alesso armed himself with good will and together with his son Michele he managed to build seven simulacra within a few months by borrowing statues of saints from the various churches in the city.

On Holy Thursday in 1841, the Alessi managed to restore this procession which was welcomed by all and which improved over the years following the construction of other simulacra which came to be a total of 14, taking the name of "Mysteries" , like those of Good Friday in Trapani. Also on the basis of the Mysteries of Trapani, which became famous in Caltanissetta thanks to the many foreigners who arrived in Caltanissetta on Holy Thursday from year to year, it was decided to sell each Sacred Group to various classes in order to have associations in the parade and expand even more the procession.

Unfortunately, after about twenty years, the deterioration of many Groups and the economic difficulty of 1866, slowly brought many Mysteries out of the procession.

 

The Biangardi Artists

Francesco and Vincenzo Biangardi, father and son, were two professional Neapolitan sculptors, experts above all in the construction of the "puppets of the Christmas nativity scene" and who in 1873 moved to Mussomeli, the original city of Francesco's father, where they decided to open a shop.
 
In 1881 in Caltanissetta, after an explosion of grisou inside a sulfur mine in which 66 miners lost their lives including 19 children, the survivors, in a sign of thanks and devotion, wanted their Vara to be able to carry in procession for on Holy Thursday, and they entrusted the construction to the Biangardi, who at that time were passing through Caltanissetta and who in 1883 therefore completed their first Vara: the Veronica.
This aroused great admiration from all the people and the sculptors moved to the city for the construction of the other 14 groups, to which was added only the Mystery of La Traslazione al Sepolcro of 1853, considered artistically similar to the Vare dei Biangardi and to whom it was therefore allowed to return to the procession.
Initially Francesco Biangardi refused to build the Vare as he considered himself a dignified artist who sculpted wood and marble sculptures, and the various classes had requested statues in paper mache and olona to not be too heavy. However, after numerous insistences, Biangardi convinced himself to build them with head and feet in paper mache, hands and wooden skeleton and the remainder of the body covered with olona covered with a layer of plaster mixed with glue which, well scraped and colored, perfectly imitates a wood sculpture but very light.